Volontariato, ecco le regole che attuano il D. Lgs 81/2008

Dopo un lavoro ad hoc arrivano le indicazioni per la sicurezza per i volontari di Protezione civile

Volontariato, ecco le regole che attuano il D. Lgs 81/2008

“La cultura della sicurezza è da tempo nel Dna dei volontari di protezione civile, ora l’abbiamo messa nero su bianco in un regolamento ad hoc”. Roberto Giarola, responsabile del Servizio volontariato del Dipartimento della Protezione civile Nazionale sintetizza così l’impegno, durato due anni, del tavolo che ha riunito i ministeri del Lavoro, della Salute, dell’Interno, le rappresentanze delle Regioni e Province Autonome, delle grandi organizzazioni del volontariato e naturalmente il Dipartimento della Protezione civile per dare seguito al dettato del decreto Legislativo n.81 del 2008 sulla sicurezza “nei luoghi di lavoro”, rispetto al settore del volontariato di protezione civile.

Incontro con Roberto Giarola

Il risultato è, nelle parole dello stesso Giarola, “un quadro ordinato sul tema della sicurezza nel settore del volontariato di protezione civile” attraverso un regolamento in uscita in queste settimane (che sarà seguito entro sei mesi da un ulteriore documento tecnico prodotto dal Dipartimento insieme alle Regioni e dalle Province autonome) che definisce gli standard della sicurezza del volontario, tenuto conto delle specifiche condizioni in cui deve operare.

Tutto parte dal Decreto 81 e dalla sua impostazione centrata sul rapporto datore di lavoro-lavoratore: una dimensione difficilmente applicabile al mondo del volontariato, meno che mai a quello della protezione civile italiana. Un’impostazione per così dire “inclusiva”, quella del Decreto, che citando i “volontari” tende a dare tutela anche a quelle figure precarie o contrattualmente poste in zone d’ombra nell’ambito delle più diverse realtà lavorative. Una concezione, peraltro, derivata dalla necessità di applicare la direttiva europea dalla quale il Decreto 81 promana: un testo valido per ventisette paesi diversi e che, chiaramente, non poteva tenere conto della peculiarità tutta italiana del volontariato di protezione civile.

Adeguare il Decreto 81 al volontariato di PC

Si è manifestata così, a livello nazionale, la consapevolezza della necessità di un adeguamento specifico del Decreto 81 al mondo del volontariato della protezione civile. Nel testo, infatti, fin dalla sua prima versione è stata prevista una disposizione specifica che rinviava l’applicazione della normativa ad un regolamento specifico, destinato ai volontari di protezione civile, della Croce Rossa Italiana, del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e dei Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari di Trento, Bolzano e della valle d’Aosta. In questo percorso, il regolamento sulla sicurezza dei volontari di protezione civile si inserisce, proprio partendo dalle condizioni e dalle esigenze specifiche in cui il volontario e le organizzazioni in cui sono inseriti operano. Fondamentale per capire diventa rimettere al centro il quadro legislativo operante nella quotidianità del volontariato di protezione civile: salta subito agli occhi la differenza tra il rapporto che normalmente esiste tra datore di lavoro e lavoratore, e più in generale del mondo dell’impresa, e quello più complesso che muove la macchina della protezione civile. Dove il volontario è parte di un sistema nel quale risponde non soltanto alla sua associazione ma, come spiega a “La Protezione civile italiana” Roberto Giarola, “Non si può individuare un interlocutore unico con le caratteristiche del datore di lavoro, né specifici livelli gerarchici, né un’azienda di riferimento in cui il volontario è inserito ed alla quale deve rispondere, né tantomeno un sistema imprenditoriale con compiti e mansioni precise e munito di risorse economiche destinate all’attività d’impresa.

Il regolamento: quattro elementi portanti

E soprattutto è impossibile prevedere e stabilire, come accade normalmente per i luoghi di lavoro, le caratteristiche del contesto in cui si svolge l’azione del volontario e quindi i rischi specifici caso per caso. Da qui la necessità del regolamento, di cui Giarola spiega la genesi: “La legge ha ravvisato sin dal 2008 il bisogno di delineare norme specifiche che integrassero il Decreto 81, e subito si è insediato il tavolo interministeriale. Abbiamo lavorato per tappe, verificando di volta in volta la possibilità di applicare concretamente alla dimensione operativa quanto da noi scritto. Il regolamento – spiega ancora Giarola – è in corso di verifica da parte dei vari organi di controllo competenti” ed è già stato concordato con le Regioni, con le Province autonome di Trento e Bolzano, con la Consulta nazionale del volontariato, con le componenti volontarie dei Vigili del fuoco, del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e della Croce Rossa Italiana.

Quattro gli elementi portanti del regolamento: assicurare al volontario la formazione negli specifici compiti e nei settori di intervento in cui viene generalmente impiegato; garantirgli la massima informazione sugli scenari di rischio; permettere il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale; assicurare il controllo sanitario generico e specifico del volontario.

“Quanto alla salute del volontario – spiega Giarola – abbiamo previsto che, nel rispetto della privacy, sia disposto dalle organizzazioni un controllo sanitario di base una volta all’anno. Nel caso di possibile esposizione a rischi maggiori o superiori alle soglie riportate dal Decreto 81 (cosa in effetti piuttosto rara nei volontari, Ndr) il regolamento prevede lo svolgimento della “sorveglianza sanitaria” con una anamnesi specifica” e il rinvio a un documento tecnico che Regioni e Province autonome produrranno con le modalità per realizzarla sul territorio.

“Quanto all’utilizzo dei Dpi – chiarisce ancora Giarola – abbiamo deciso far rispettare le indicazioni indicazioni di utilizzo fornite dal fabbricante, in quanto nel nostro settore è frequente l’impiego di materiali sperimentali e che non hanno ancora una normativa di riferimento”. Da ultimo, come ha sottolineato lo stesso Giarola, va ricordato che “La sicurezza è già patrimonio del sistema di protezione civile, se pensiamo che solo nell’emergenza terremoto in Abruzzo, con 95mila volontari in azione per sei mesi e un totale di oltre un milione di giornate di lavoro abbiamo riportato un solo incidente invalidante”.

Francesco Unali

Pubblicato in “La Protezione civile italiana” n.8, Settembre 2011

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