Intervista a Giuseppe Romano, direttore Emergenza dei Vigili del Fuoco

Intervista a Giuseppe Romano, direttore Emergenza dei Vigili del Fuoco

Giuseppe Romano è a capo della Direzione centrale per l’emergenza del Dipartimento dei Vigili del fuoco. È lui a decidere quali specialisti del soccorso inviare negli scenari di emergenza.

OGNI EMERGENZA HA IL SUO SPECIALISTA

La sua direzione organizza la risposta del sistema delle colonne mobili e il dispositivo del corpo nazionale per intervenire nelle calamità in base alle esigenze del sistema nazionale di Protezione civile nazionale. Tra i suoi compiti anche quello di seguire il servizio di antincendio e salvataggio negli aeroporti, nei porti, il servizio di canadair ed elicotteri e i diversi servizi specialistici del Corpo nazionale come  sommozzatori, Saf, Nbcr, gruppi cinofili, Nr e Tas, questi ultimi recentemente molto impegnati dopo i terremoti nel centro Italia di agosto e ottobre.

IL VALORE AGGIUNTO DEI VOLUNTARY POOL

Oggi è sui Voluntary pool, (le squadre specializzate di intervento in emergenza che l’Italia ha deciso di mettere a disposizione del Meccanismo europeo di Protezione civile) che si sta concentrando una parte significativa del lavoro della sua direzione. Dopo la riforma di fine 2013 il MIC ha infatti rivisitato il suo funzionamento. Tra le novità proprio i moduli europei messi volontariamente a disposizione dagli stati membri che sostituiranno le squadre intervenute fino ad oggi e, soprattutto, interverranno secondo nuove procedure. Fino ad oggi infatti l’Unione Europea chiedeva di intervenire alla Protezione civile di un paese membro secondo la disponibilità di ciascuno degli stati registrati che rispondevano liberamente in base al momento e alle circostanze. Con i voluntary pool il sistema cambia radicalmente: ora l’Europa conosce da subito le disponibilità date da ogni Paese membro e le specialità di ciascuno, sapendo da subito chi è disponibile e per quanto tempo.

Ingegner Romano, l’Italia si appresta a dare un ulteriore importante contributo alla Protezione civile europea attraverso la registrazione dei Voluntary pool portando la grande esperienza dei Vigili del fuoco nel nuovo Meccanismo europeo. È così?

“Sì, siamo partiti ora con la registrazione dei voluntary pool. Il Dipartimento della Protezione civile ha da poco scritto alla Commissione Europea comunicando la disponibilità a registrare queste squadre che vengono messe a disposizione volontariamente da ciascun paese”.

Che tipo di impegno è per il nostro Paese e per il Corpo dei Vigili del Fuoco?

“È sicuramente una scelta vantaggiosa ma anche molto impegnativa. Con i voluntary pool il sistema nazionale di Protezione civile e in particolare il Corpo dei Vigili del Fuoco danno una vera e propria reperibilità, una disponibilità di risorse per un periodo di tempo che e fissato ad un anno e ci si impegna a rispettare tempistiche e standard richiesti dall’Europa. In cambio si ha un contributo che sostiene tutto il progetto che richiede comunque un’organizzazione impegnativa”.

Ci spieghi allora l’entità dell’impegno italiano alla costituzione dei voluntary pool.

“Parliamo di squadre che contano anche gruppi formati da 40 persone, mezzi impiegati di vario genere che arrivano fino ai nostri canadair, e tutte le attrezzature necessarie in base al tipo di team”.

Appunto, le squadre: l’Italia quali specialisti intende dedicare ai voluntary pool europei?

“L’Italia metterà a disposizione sei voluntary pool, cinque dei quali da parte dei Vigili del Fuoco.

Si tratta del team di Canadair per incendi boschivi, già registrato come progetto europeo BUFFER-IT Fire Forest: diventerà a breve un voluntary pool. I settori degli altri voluntary pool sono: il team Musar – Medium Usar per la ricerca e il salvataggio in ambiente urbano; un team Cbrn di rivelamento e campionamento; una squadra di Hcp (High Capacity Pumping) che viene utilizzata in caso di alluvioni e inondazioni; e infine una nostra proposta originale, un team di valutazione dei danni e messa in sicurezza degli edifici in caso di terremoti e non solo”.

Il sesto voluntary pool, che non è di competenza del corpo sarà il Posto medico avanzato del gruppo di chirurgia d’urgenza di Pisa, un’eccellenza nazionale a livello di emergenze sanitarie. A che punto siete con la registrazione dei moduli volontari?

“In questo momento abbiamo scritto alla Commissione Europea indicando i progetti per i quali vogliamo mettere a disposizione questi cinque voluntary pool. Ora attendiamo le risposte e le richieste della Commissione. Ci sono stati già chiesti una serie di dati che abbiamo fornito: siamo nella fase istruttoria, cui seguiranno sicuramente dei test e delle verifiche in cui la Commissione verrà a vedere come siamo organizzati dal punto di vista delle attrezzature, degli uomini, la cooperazione”.

Può accennare rapidamente alla composizione di ciascuno di questi gruppi?

“Gli Usar sono composti da varie specializzazioni che intervengono per il recupero di persone in area urbana a seguito di terremoti, esplosioni o incidenti. Ad esempio, nel caso del crollo del cavalcavia sulla strada statale di Lecco in Lombardia sono state utilizzate le tecniche Usar di taglio del cemento, dell’acciaio e delle lamiere, per l’introduzione in spazi angusti e il recupero delle persone.

Il team Cbrn si occupa prevalentemente di rivelamento e campionamento di sostanze pericolose con strumenti dedicati che non sono presenti in una normale squadra di vigili del fuoco.

Le squadre “High capacity pumping” dispongono di attrezzature in grado di garantire un prosciugamento con determinate portate in caso di allagamenti, alluvioni e non solo. Sono dotati di idrovore, motopompe, pompe elettriche secondo le scelte di ogni singolo paese nel rispetto delle normative.

Il “Fire forest”, come detto, sono i nostri 19 canadair che abbiamo ricevuto dalla Protezione civile con la relativa  gestione: quindi il sistema di manutenzione, assegnazione di obiettivi, compiti e strategie, sistemi di controllo ecc. Gli elicotteri non sono inseriti nel modulo europeo.

Per quanto riguarda il team di “Valutazione dei danni e sicurezza”, infine, riguarda le attività che svolgiamo in genere dopo un terremoto: triage, valutazione degli edifici, puntellamenti, sistemi di messa in sicurezza con cavi di acciaio, fasce, fibre di carbonio, anche sui beni culturali. E questa è un’altra caratteristica tipicamente italiana che abbiamo utilizzato anche nella esercitazione che abbiamo fatto recentemente in Sicilia a Poggioreale, nella quale i colleghi dell’Europa hanno potuto cosa significa intervenire in ambiente storico-culturale”.

Nel 2017 si terrà nuovamente il forum europeo della Protezione civile: si farà lì un punto sui Voluntary pool?

“Sicuramente sarà un momento molto importante, perchè il sistema è partito e quindi saremo già in grado di fare alcune valutazioni significative”.

Entro la fine del 2016 infatti, come detto al termine del vertice dei capi della protezione civile svoltosi a Bratislava a fine settembre, Parlamento europeo e Consiglio attendono dalla Commissione una relazione di valutazione intermedia sul riformato Meccanismo Europeo di Protezione civile e un primo rapporto sulla capacità di risposta dell’Eerc, l’European Emergency Respons Center. Tra i temi centrali ci sarà proprio il confronto sull’avanzamento dei Voluntary pool.

Francesco Unali

(articolo pubblicato su “La protezione civile italiana” n.9 nov-dic 2016)

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