Giomi: Aib, nel 2018 Vigili del Fuoco alla sfida del coordinamento

Giomi: Aib, nel 2018 Vigili del Fuoco alla sfida del coordinamento

La stagione degli incendi nell’anno appena concluso si è prolungata anche per tutto l’autunno, come dimostrano i roghi scoppiati in Piemonte alla fine di novembre. Ma la Campagna AIB 2017 sarà ricordata soprattutto per la concomitanza delle tante novità con le quali il sistema del Soccorso tecnico urgente e della Protezione civile si è dovuto confrontare: dalla abolizione del Corpo Forestale dello Stato alla nuova distribuzione delle competenze.
A parlarne, in uno dei primi giorni di freddo invernale, è stato il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, che, dopo una cruenta estate in emergenza, illustra l’impegno del Corpo sul fronte del coordinamento degli interventi, per la formazione e l’integrazione dei DOS, nel rapporto con le associazioni di Protezione civile e con le Regioni, verso nuovi investimenti a favore della lotta AIB. Un cambiamento di scenario necessario per essere pronti alla nuova stagione AIB 2018 e che Gioacchino Giomi ha commentato così (LEGGI IL PDF).

Ingegnere, che bilancio possiamo tracciare della stagione AIB appena passata?
E’ stata una stagione impegnativa per i Vigili del fuoco e per tutti coloro che si sono confrontati con gli incendi di bosco; anzi, li definirei, più propriamente, incendi di vegetazione, categoria ben più ampia. In circa tre mesi abbiamo affrontato più di 100mila interventi di contrasto agli incendi di vegetazione: un impegno eccezionale all’interno di una cornice diversa, fatta di regole nuove.

Già perché, oltre alle indicazioni di legge non sempre facili da gestire, il lavoro vero poi si svolge sul campo.
Infatti. Da una parte, con l’acquisizione della competenza per la lotta agli incendi boschivi, l’elemento di riferimento è diventato per noi il “concorso con le Regioni”. Dall’altra, questa “formula magica” l’abbiamo dovuta trasformare in azioni concrete: ciò ha significato occuparsi, ad un tempo, sia del soccorso tecnico urgente, sia dell’eccezionale fenomeno degli incendi boschivi, gestendo con grandissimo impegno eventi concomitanti di notevole entità.

Come vi siete organizzati?
In molti casi, abbiamo dovuto raddoppiare i turni o dar luogo al prolungamento dei turni di servizio. E questo, in aggiunta all’impegno sottoscritto nelle convenzioni con le Regioni per mettere in campo squadre AIB ulteriori rispetto a quelle ordinarie, e destinate esclusivamente all’estinzione degli incendi di vegetazione. Quest’anno le squadre aggiuntive concordate con le Regioni non sono bastate e abbiamo dovuto aggiungerne altre noi. Abbiamo avuto personale che ha lavorato molte ore di seguito, con un notevole stress fisico.

La abolizione del Corpo Forestale dello Stato quanto ha inciso sulle difficoltà di questa annata?
Prima, oltre ai Vigili del fuoco, concorreva allo spegnimento degli incendi di bosco anche il Corpo Forestale dello Stato.
Con lo scioglimento della “Forestale” sono transitate nei Vigili del fuoco circa 400 unità, a fronte di un incremento di competenze che si aggiunge al robusto impegno del Corpo Nazionale nell’ambito del soccorso tecnico urgente.

Quale sfida rappresenta il nuovo ruolo del coordinamento delle operazioni di spegnimento per i VVF?
E’ una grande sfida, in quanto molti sono i soggetti coinvolti nelle operazioni di spegnimento e tutti devono contribuire in modo efficace per garantire la sicurezza delle persone e dei loro beni.

Cosa significa per lei la parola “coordinamento”?
Vuol dire conoscere approfonditamente tutti i soggetti che devono essere raccordati e avere la consapevolezza della responsabilità di guidarli. Abbiamo iniziato dal 2016 a lavorare per misurarci al meglio con questo nuovo ruolo, anche attraverso numerosi confronti con i comandanti e i direttori regionali dei Vigili del fuoco. Inoltre, abbiamo investito sulla concreta integrazione dei colleghi ex forestali, strutturando per loro percorsi di omogeneizzazione secondo programmi e tempi prestabiliti.

Parliamo dei DOS: i direttori delle operazioni di spegnimento dei VV.F. e quelli di Protezione civile hanno mentalità e formazioni diverse. Quest’anno anche l’interazione tra le diverse figure non è stata sempre facile, e ci sono stati incidenti aerei in alcuni casi.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha formato un numero consistente di DOS. È fondamentale proseguire con l’attività di formazione di tali figure che deve essere standardizzata e codificata indipendentemente dalla appartenenza dei soggetti. Questo contribuirà a ridurre le criticità.

Ma per ora le scuole di formazione restano separate.
Possono coesistere diverse scuole di formazione a patto che i corsi siano standardizzati e ci sia un unico ente che certifica. Tutti devono parlare lo stesso linguaggio affinché l’opera di estinzione risulti efficace e si riducano le probabilità di incidenti aerei. E’ senz’altro in questa direzione che bisognerà lavorare nei prossimi mesi.

Gli elementi di disomogeneità però non finiscono qui. Penso alla legge n.353/2000 che resta centrale, alla varietà dei piani di emergenza AIB delle Regioni e al rapporto tra territori da monitorare, prima controllati dal CFS con la loro rete di stazioni e ora dai comandi e dai distaccamenti provinciali dei Vigili del fuoco che hanno tutt’altra dislocazione sul territorio. E’ qui che il “concorso con le Regioni” diventa un tema caldo.
Penso che i piani di emergenza AIB debbano essere condivisi e concretamente applicabili: spesso, infatti, sulla carta, risultano pieni di contenuti, ma poi, nella pratica, risultano di difficile gestione.
In secondo luogo, è necessario che le associazioni di volontariato AIB vengano “avvicinate” ai nostri presidi. Il loro punto di riferimento dovrà essere un nostro distaccamento provinciale attraverso lo sviluppo di un rapporto diretto con il responsabile o i responsabili dei vari gruppi di volontariato locale di protezione civile: il tutto, nell’ottica di una maggiore e più rapida integrazione nei momenti dell’emergenza.

Basterà tutto questo?
Ci sarà sicuramente la necessità di implementare il sistema con nuove risorse. In questo senso, noi abbiamo avviato un piano che consente la localizzazione di nuovi presidi dei Vigili del Fuoco, permanenti e di carattere stagionale in determinate zone ove si concentrano le aree più critiche sotto il profilo degli incendi di bosco. Mi riferisco in particolare ai parchi, ma non solo. Se poi a fronte di sistemi innovativi potremo far leva anche su un congruo numero di assunzioni, potremo pensare di raggiungere, in un arco temporale ristretto, una organizzazione dei nostri presidi ancora più aderente alla carta di rischio che abbiamo realizzato, sulla scorta delle criticità e dei fenomeni registrati questa estate.

Quante assunzioni ritiene siano necessarie per realizzare la nuova organizzazione?
Per poter lavorare in modo ottimale il Corpo avrebbe bisogno di una importante integrazione di Vigili del fuoco da dedicare all’AIB. Se consideriamo i numeri di questa campagna AIB, vediamo che sono state numerose le unità impegnate oltre l’ordinario servizio di soccorso, in virtù delle convenzioni stipulate con le Regioni, certamente anche gli altri Vigili del fuoco che normalmente sono inseriti nel dispositivo di soccorso tecnico urgente ordinario, possono all’occorrenza essere impiegati nella campagna antincendi boschiva. Quindi, in relazione alle nuove assunzioni che in parte sono già state stabilite, verranno progressivamente integrati i distaccamenti permanenti e quelli stagionali, anche in base alle convenzioni che stipuleremo con le Regioni nei prossimi mesi.

Ecco, le Regioni restano fondamentali nella lotta AIB. Cosa sente di dire loro?
Credo che le Regioni dovrebbero considerare in maniera rigorosa il potenziamento dell’attività di prevenzione. In questo senso, molto si può fare, dalle attività di sfalcio nelle zone più a rischio, per arrivare ad una maggiore informazione e sensibilizzazione in favore della popolazione, per fare solo due esempi.
Inoltre, in vista della prossima campagna AIB, è fondamentale che le Regioni sottoscrivano il prima possibile le convenzioni con i vigili del fuoco, e che rendano fruibili per tempo i piani antincendi boschivi. Infine, ritengo che un’attenzione particolare sia da riservare al delicato tema dei velivoli antincendi che le Regioni devono garantire, perché non ci si può basare unicamente sulla flotta aerea dello Stato per far fronte ad un’attività di contrasto così massiccia.

Vuole ricordare che non tutte le Regioni hanno una flotta aerea?
Il contributo della componente aerea in forza alle Regioni è certamente importante. A cosa servono, infatti, gli elicotteri anche piccoli, acquistati o presi in affitto? Servono proprio per agire immediatamente sul principio di incendio. Poi arriva anche la flotta di Stato con i grossi elicotteri, con i canadair: ma se riusciamo a intercettare l’incendio sul nascere, lo scenario muta totalmente. Ecco perché la copertura di base con elicotteri regionali è fondamentale. Ci sono Regioni dotate di un’ottima flotta autonoma. Oltretutto, se si incide in maniera tempestiva nella fase iniziale, l’intervento non soltanto risulta più efficace, ma costa anche meno.

Da ultimo, a che punto siete con la creazione del Servizio Antincendio Boschivo?
Si può dire che nei fatti è già nato, ma è chiaro che devono essere implementati i numeri, sia in termini di persone che di attrezzature e mezzi da mettere a loro disposizione.

Cosa farete in questo senso?
Doteremo i comandi dei Vigili del fuoco di moduli antincendi boschivi e di autopompe fuoristrada: abbiamo già bandito le gare per i prossimi acquisti. La campagna AIB del 2017 è stata di grande impatto sui nostri mezzi, e quindi si tratta di investimenti necessari e indifferibili. Stiamo accelerando sull’acquisto di nuovi elicotteri e abbiamo avviato la formazione, “a tappeto”, per tutti i Vigili del fuoco per integrare le nostre cognizioni anche sugli aspetti legati alla vegetazione. Abbiamo previsto per tutti i nuovi Vigili che entreranno in servizio una formazione specifica per l’antincendio boschivo.
Ad oggi abbiamo raggiunto il numero di circa 700 DOS formati, e entro la fine del 2018 sono in programma nuovi corsi per la formazione di ulteriori 180 DOS. Inoltre, abbiamo realizzato corsi per funzionari impegnati nelle sale operative regionali.

Di Francesco Unali (pubblicata su 115 – Codice Rosso di gennaio 2018)

LEGGI L’INTERVISTA IN PDF

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