Quando le emergenze diventano esperienza comune i rischi del territorio entrano a far parte della vita quotidiana delle persone e risulta sempre più importante conoscerli per sapersi difendere. Per questo l’Ordine Nazionale dei Geologi ha lanciato il 6 settembre scorso in 17 regioni d’Italia la prima giornata “Geo-rischi, li (ri)conosco, mi difendo” nelle piazze d’Italia con lo scopo di sensibilizzare i cittadini verso il tema dei rischi geologici e aprire il discorso sul tema dell’autoprotezione. L’iniziativa è stata patrocinata dall’Ispra, l’istituto Superiore per la Protezioe Ambientale – Servizio Geologico d’Italia, che ha messo a disposizione strumentazione e personale qualificato. Ogni ordine regionale ha poi dato vita a specifiche collaborazioni con università, protezione civile, Cnr, Wwf, autorità di bacino e centri di ricerca locali.
Carte geologiche, pannelli, immagini degli eventi geologici del passato sono stati gli strumenti per avvicinare alla gente i temi del rischio del territorio. Sono stati utilizzati dal vivo strumenti e apparati tecnologici come il georadar con i quali è possibile indagare i fenomeni geologici e sismici. In molte piazze si sono svolte attività di laboratorio con le famiglie e i bambini.
I geologi dunque hanno avvisato: il territorio italiano resta fortemente esposto ai rischi. Idrogeologico in primo luogo ma anche sismico e vulcanico. In Italia i dati dicono che ogni anno oltre un migliaio di frane colpiscono la penisola: nel 2014 sono stati 211 i principali eventi franosi che hanno causate vittime, gravi danni e disservizi. Coinvolte non solo le aree agricole e forestali, dove è a forte rischio il 13% per cento del territorio pari a 4 milioni di ettari. Anche le città sono ogni anno decisamente colpite: l’elenco lunghissimo coinvolge anche Roma capitale ma in tutta italia, certifica l’Ispra, sono 8.600.000 gli abitanti esposti a scenari di pericolosità idraulica media (con un tempo di ritorno fra 100 e 200 anni), mentre 7.100 sono le strutture scolastiche coinvolte e ben 28.500 i beni culturali a rischio. Un discorso a parte va fatto per i rischi vulcanici (Vesuvio, Campi Flegrei, Etna, Stromboli, Vulcano, Marsili e non solo) e quelli sismici: questi ultimi riguardano addirittura 24 milioni di cittadini (la metà della popolazione italiana) con il 46 per cento degli edifici esistenti a rischio terremoto.
A fare la sintesi di questa giornata è stato il presidente dei Geologi Gian Vito Graziano: “Un Paese senza conoscenza e senza memoria è un Paese senza futuro” – ha detto. Nelle piazze “i Geologi hanno posto alcune domande” che “vorremmo ogni persona si ponesse” come “Perché ci sono i Vulcani? Perché abbiamo i terremoti e le alluvioni? Chi è il geologo e cosa fa? La casa in cui vivo è sicura, l’area in cui si trova è sicura? E la scuola che frequenta mio figlio – ha proseguito Graziano – è in zona sismica, è soggetta al rischio idrogeologico o a quello vulcanico?” Le risposte sono state il piatto forte dell’intera giornata che ha visto la forte presenza in piazza dei geologi italiani, una categoria che oggi conta circa 15 mila professionisti su tutto il territorio: se il presidente nazionale Graziano era in piazza a Palermo con il coordinatore della Commissione Protezione Civile del Consiglio nazionale dei geologi Michele Orifici, a Roma la centralissima piazza San Silvestro ha visto il vicepresidente del Lazio Marina Fabbri, della segretaria Tiziana Guida e della responsabile della protezione civile di Roma capitale Cristina D’Angelo. Nelle stesse ore numerosi consiglieri nazionali e tantissimi geologi volontari hanno spiegato i rischi del territorio in Abruzzo a Pescara, in Friuli Venezia Giulia a Grado, nelle Marche ad Ancona, in Molise a Termoli, in Puglia a Bari. Appuntamenti anche in Sardegna a Nuoro e in Basilicata a Potenza, al Vulcano Buono in Campania e ancora a Reggio Calabria, Bologna, Firenze, Perugia Aosta, Treviso.
Alla giornata sui Geo-rischi ha voluto dare il suo sostegno anche il capo della protezione Civile Fabrizio Curcio che in un messaggio ha sottolineato: “La conoscenza della geologia, di come si comporta la Terra, dei fenomeni naturali che, per vari motivi, si trasformano in rischio per i cittadini è un primo gradino, fondamentale, nel lungo e complesso percorso di crescita della consapevolezza e della cultura della prevenzione nel nostro Paese” ha commentato. “Se ogni cittadino conosce come è fatto il territorio nel quale vive può, con maggiore consapevolezza, decidere cosa fare, quali azioni mettere in campo, che informazioni chiedere e quali aspetti verificare quando, per esempio, compra una casa, oppure decide di mettersi in auto anche in presenza di una allerta meteo. Ecco, questo altro pezzo di strada, finalizzato a diffondere una matura cultura della protezione civile, da diversi anni il Dipartimento della Protezione civile, insieme alla comunità scientifica, alle Regioni e allo straordinario mondo del volontariato organizzato, lo sta percorrendo attraverso la campagna Io Non Rischio-buone pratiche di protezione civile”.
Francesco Unali
(Articolo pubblicato su “La protezione civile italiana” n.8-9 novembre dicembre 2015)
BOX – IL PIANO ITALIA SICURA GOVERNO
“Un miliardo e 303 milioni di euro per 132 interventi in città che vanno da nord a sud: prevalentemente ci sono i maggiori centri urbani”. Con queste parole il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti ha presentato lo scorso 6 agosto #italiasicura, il piano del governo di interventi contro il dissesto idrogeologico. Dei fondi messi a disposizione circa la metà, 654 milioni, saranno impiegati in cantieri già partiti o che partiranno entro la fine del 2015. La seconda parte dei cantieri prenderà il via nel 2016. Il piano riguarderà le situazioni di dissesto idrogeologico considerate prioritarie nelle maggiori città italiane, ma è in corso di predisposizione un ulteriore piano di interventi di minore entità economica destinato ai piccoli centri e alle zone di montagna.
L’elenco degli interventi in corso, costantemente aggiornato, si trova sul sito http://italiasicura.governo.it: la mappa georiferita dei cantieri, i dati aperti sulle opere contro frane e alluvioni divisi comune per comune e un quadro delle emergenze consultabile regione per regione. Il ministro Galletti ha sottolineato che, dopo aver stanziato i fondi, la palla passa alle Regioni cui è stato chiesto un “impegno concreto” perche ”queste risorse diventino immediatamente cantierabili”. “Da oggi in poi – ha aggiunto il ministro Galletti durante la presentazione del piano – si premiano quei comuni e quelle regioni che hanno i progetti in stato avanzato di realizzazione perchè non ci possiamo più permettere che i progetti restino nei cassetti”.
Francesco Unali
(pubblicato su “La protezione civile italiana” n.8-9 novembre dicembre 2015)
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