All’Università “La Sapienza” di Roma il convegno organizzato dall’Ordine provinciale ha riunito ingegneri, esperti, amministratori e professionisti del settore uniti dalla volontà di fare del “fascicolo” uno strumento nazionale per garantire la sicurezza degli edifici.
Le calamità come certezza, la prevenzione come incognita. Sembra questo, anche dopo l’ultimo catastrofico terremoto che ha raso al suolo Amatrice, il paradosso che regna attorno al tema della sicurezza degli edifici italiani, che nella maggior parte sono stati costruiti prima degli anni ’70 e dunque prima delle norme antisismiche. Un mese dopo il terremoto del centro Italia lo scorso 27 settembre si sono ritrovati a Roma i rappresentanti di associazioni, imprese e centri di ricerca coordinati dall’Ordine degli ingegneri della Provincia di Roma nel convegno “L’Italia dei crolli e dei terremoti: prevenzione e mosse da attuare per non cadere più” alla Facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza, realizzato in collaborazione con l’Ordine nazionale.
I tecnici riuniti nel complesso di San Pietro in Vincoli si sono detti unanimi nel considerare necessaria a livello nazionale l’istituzione e l’obbligatorietà del fascicolo di fabbricato, quella ricognizione di tutti i rischi esistenti nei singoli alloggi (che riguarda gli aspetti statici ma anche quelli impiantistici), ma su un elemento hanno puntato i piedi: per far sì che divenga di uso comune bisogna defiscalizzarlo totalmente. Per gli ingegneri è il solo modo per renderlo accessibile nei costi e farne la base di una seria operazione di monitoraggio e manutenzione dei nostri edifici. Secondo gli esperti le strutture edificate tra la fine della seconda guerra mondiale fino alle normative antisismiche, in particolare quelle degli anni del boom economico (fatte per lo più in cemento armato) sono le più a rischio, insieme agli edifici storici.
A RISCHIO I FABBRICATI DEL DOPOGUERRA
“Bisogna iniziare subito a fare l’esame degli edifici perchè ognuno è diverso dall’altro” ha spiegato l’ingegner Domenico Ricciardi, coordinatore degli Ordini degli Ingegneri della Regione Lazio e tra i padri del fascicolo di fabbricato in Italia. “Noi chiediamo al governo che il beneficio sia al cento per cento delle detrazioni fiscali per chi fa lavori di prevenzione statica, sia di adeguamento sia di miglioramento. Il fascicolo di fabbricato deve essere obbligatorio – ha sottolineato – ma deve essere aiutato economicamente: basterebbe questo per capovolgere completamente la situazione attuale”.
Sul tema si sono confrontati esperti nazionali e amministratori locali: al convegno erano presenti i sindaci dell’Aquila, Massimo Cialente, il primo cittadino di Norcia Nicola Alemanno e quello di Fiumicino Esterino Montino, un altro “padre” del fascicolo di fabbricato. Con loro tecnici come il preside della Facoltà di Ingegneria di Roma Fabrizio Vestroni e Filippo Cascone, segretario dell’ordine degli ingegneri della Provincia di Roma, intervenuto al posto della presidente Carla Cappiello. Insieme a importanti componenti del sistema di Protezione civile come Daniela Pantosti, direttore della struttura Terremoti di Ingv e Paolo Clemente dell’Enea, a Roma erano presenti anche le più diverse realtà interessate alla prevenzione e alla manutenzione degli edifici, dal presidente della Scuola superiore di ingegneria Luigi Vinci a Tiziana Guida segretaria dell’Ordine dei Geologi del Lazio, fino ai massimi rappresentanti dei costruttori edili riuniti nell’Ance, degli amministratori di condominio dell’Anammi e di associazioni come l’Assirco che si occupa del recupero e consolidamento delle costruzioni.
INTERVENIRE SULLA SICUREZZA
Per tutti i presenti una certezza: difendersi dai terremoti e dai crolli è possibile solo se si interviene sulla sicurezza degli edifici. Il segretario dell’ordine degli Ingegneri di Roma Cascone ha sottolineato nel suo intervento come per gli edifici costruiti prima delle norme antisismiche “i difetti di costruzione ci sono, ma potrebbero non essere sempre del tutto evidenti. E’ necessario effettuare controlli sistematici, perché potrebbero bastare anche sismi di non elevatissima entità per creare seri danni”. Il riferimento è ai materiali utilizzati, ma anche alla professionalità della manodopera che ha costruito. Per questo il fascicolo di fabbricato si pone come lo strumento base per avere contezza del livello di vulnerabilità della casa in cui si vive e i rischi che realmente si stanno correndo. Ma l’ordine degli ingegneri di Roma è andata oltre e ha proposto da tempo le “Linee guida per la manutenzione degli edifici”.
UN ARCHIVIO E UN LIBRETTO D’USO
“La nostra proposta – ha ricordato Cascone – sarebbe quella di introdurre nel quadro legislativo l’ “Archivio tecnico del fabbricato” e il “Libretto di uso e manutenzione di un edificio”. Il primo strumento rappresenterebbe l’evoluzione del fascicolo del fabbricato, registrando, laddove possibile, gli atti autorizzativi, reperibili dalle banche dati di comuni, Genio civile e catasto, per la costruzione di un determinato edificio e tutte le modifiche apportate alla sua struttura originaria. Mentre il secondo rappresenterebbe una programmazione di tutti gli interventi di manutenzione per le diverse parti dell’edificio, come ascensori, impianti elettrici, termici, idrici, nonché per la struttura portante e divisoria”. L’obiettivo è semplice: superare la visione emergenziale che costringe ad assistere a crolli e tragedie o, al massimo, al recupero degli edifici dopo i danni. Cascone conclude ricordando inoltre che lavorare in “condizioni di emergenza quasi mai corrisponde a criteri di massima efficienza e economicità”. Per Giuseppe Bica, presidente dell’Anammi: “Dopo la riforma del condominio del 2012 esiste oggi un’anagrafe condominiale che raccoglie parte delle informazioni utili per lo stesso fascicolo. Quei dati, se la carta d’identità dell’immobile diventasse legge, dovranno essere gestiti anche in funzione di questo strumento”.
REGIONI IN ORDINE SPARSO
Ad oggi in Italia c’è purtroppo una certezza: il fascicolo di fabbricato non è obbligatorio per legge. È stato istituito in singoli comuni (come a Milano in Lombardia o a Guidonia nel Lazio, solo per fare due esempi) che hanno approvato una apposita delibera. Per il resto grande è la confusione sul tema e l’ultimo episodio riguardante il fascicolo di fabbricato ha visto protagonista il governo Renzi che ha fatto ricorso contro la legge regionale della Puglia, poi abolita. Se in molte regioni il tema non è stato mai affrontato, un dossier dell’Ance ha svelato che in Emilia Romagna l’obbligo del fascicolo è stato abolito dal 1 gennaio 2014, così come in Basilicata. La Campania e il Lazio hanno due leggi regionali, entrambe dichiarate in parte incostituzionali.
IL CASO LAZIO
Nel Lazio addirittura il caso è emblematico: la legge sarebbe vigente ma negli ultimi anni è diventata lettera morta, come ha spiegato un altro esperto del tema, l’ing. Paolino Zappatore. “Nel Lazio è stata male interpretata una norma legislativa del 2009 relativa alle costruzioni e così è stato di fatto eliminato l’obbligo del fascicolo di fabbricato approvato nel 2006 mentre in realtà legge e regolamento sono rimasti in vigore e quindi in linea generale potrebbero essere tuttora operativi. Invece è stata interpretata in maniera distorta un’interpretazione del Tar e poi del Consiglio di Stato che eccepivano due aspetti di una delibera del comune di Roma del 2004”. Un intrico, in questo caso, che dimostra soprattutto lo scontro che fino ad oggi c’è stato attorno a questo strumento. La soluzione, conclude Zappatore, sarebbe “riuscire ad avere una norma nazionale che desse delle linee guida rigide: purtroppo della sicurezza ci si occupa soltanto quando succedono crolli o cataclisimi di carattere sismico”.
CHI DICE NO AL FASCICOLO
Tra i più convinti oppositori del fascicolo di fabbricato c’è la principale associazione dei proprietari immobiliari, vale a dire Confedilizia (non presente al convegno), che dopo le numerose sentenze amministrative che ne hanno frenato la corsa ha definitivamente bocciato il fascicolo definendolo inutile e con troppi costi per il privato cittadino. Dal canto suo il governo, orientato a “non introdurre ulteriori oneri economici e burocratici a carico dei cittadini” come ha recentemente spiegato il ministro Delrio in audizione sul sisma in commissione Ambiente alla Camera, non sembra al momento aver messo il tema al centro del grande progetto “Casa Italia”.
Francesco Unali
(pubblicato su “La Protezione civile italiana, n.9 nov-dic 2016)
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