Cani che controllano l’accesso ad aeroporti ai porti e ai traghetti, ma anche quello a teatri, stadi e a tutti gli eventi che richiedono il controllo di un ampio pubblico ai varchi di accesso potrebbe in futuro vedere un nuovo protagonista a caccia del Covid19.
La pandemia da Covid-19 ha visto crescere l’utilizzo dei servizi legati alla sicurezza delle persone, in particolare nei mercati rionali e negli ospedali dove è stato rafforzato l’impiego di addetti privati alla sicurezza o volontari della Protezione civile. Accanto ad essi l’impiego di cani addestrati in operazioni di controllo dei grandi eventi potrebbe essere esteso anche nei controlli anti Covid-19 grazie a un progetto innovativo in fase di sperimentazione a Roma.
Alla vigilia di una possibile ripresa delle attività, con l’arrivo dell’estate e la necessità di risollevare alcuni settori economici dopo un anno di completa inattività, si sta testando il loro utilizzo per la rilevazione rapida dei casi positivi Covid-19 senza dover effettuare il tampone. Dal mese di marzo 2021 presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma ha preso il via una sperimentazione unica al mondo che coinvolge la facoltà di Medicina e Chirurgia, il laboratorio analisi del Policlinico Universitario, il Campus Covid Center e il Drive-in del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.
Protagonisti un gruppo di cani addestrati e i loro istruttori che hanno avviato lo studio scientifico che coinvolgerà almeno 1000 persone: obiettivo è stabilire il livello di affidabilità dei cani nel riconoscere “l’odore del Covid” esclusivamente con il loro olfatto. Grazie ai loro 300 milioni di recettori olfattivi (contro i 6 di un essere umano) i cani possono fare la differenza nel riconoscere una sostanza pericolosa. Per questo sei pastori tedeschi, olandesi e belgi sono in fase di addestramento nel drive-in del Policlinico universitario. Dal carattere equilibrato e vocati al riconoscimento degli odori, fedelissimi ai loro conduttori (che vivono anche in casa con loro) sono “giovani adulti” già impiegati nell’utilizzo con gli esplosivi che vengono convertiti all’inedito utilizzo sui campioni di sudore dei soggetti positivi al Covid-19.
Dopo una prima fase, svolta tra marzo e maggio, nella quale i cani hanno imparato a riconoscere i campioni tratti dai pazienti positivi ricoverati nel Covid Center del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, la sperimentazione si svolgerà nel corso dell’estate confrontando la concordanza tra le risposte dei cani sui campioni di sudore tratti dai pazienti del Drive in e il risultato dei tamponi degli stessi analizzati dal laboratorio analisi del Policlinico Universitario.
“Il nostro studio rappresenta il primo esempio di una collaborazione tra ricerca in laboratorio e sperimentazione sul campo – spiega la professoressa Silvia Angeletti, medico coordinatrice del progetto e responsabile del Laboratorio analisi – Grazie alle possibilità offerte contemporaneamente dall’attività del Drive-in Campus test e del Laboratorio Analisi possiamo lavorare in presa diretta con i cani e verificare scientificamente le nostre ipotesi”.
Se lo studio, come ritengono i ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, raggiungerà tassi di affidabilità elevati, il metodo di rilevazione dei casi positivi potrà essere impiegato negli eventi, dopo aver
ottenuto le autorizzazioni del caso.
“Ad oggi possiamo fare solo delle ipotesi, servono le autorizzazioni e le procedure sono ancora tutte da costruire – afferma Massimiliano Macera, amministratore delegato di NGS Srl, partner tecnico del progetto – I cani saranno in grado di lavorare in mezzo alle persone oppure potranno processare i campioni agli ingressi dei luoghi di aggregazione senza entrare in contatto con il pubblico. Sarà indispensabile trovare la giusta modalità, anche in collaborazione con i responsabili sicurezza dei vari ambiti, a seconda dei casi e delle regole esistenti per le diverse organizzazioni per ottenere i migliori risultati da parte dei cani e permettere un efficace svolgimento degli eventi”.
Negli ambiti di Protezione civile sarà decisivo dare un ruolo preciso a questi soggetti altamente specializzati a svolgere questo tipo di controllo integrandoli nel meccanismo operativo, trattandosi di controlli effettuati sulle persone. L’utilizzo dei cani addestrati è già oggi realtà, non solo negli eventi pubblici ma anche in campo sanitario per riconoscere tumori come quelli al polmone e alla prostata fino a diagnosi di malattie come malaria e diabete. I cani sono già utilizzati anche per il rilevamento delle infezioni virali o batteriche: il tasso di segnalazioni esatte è compreso tra il 77 e il 92,6 per cento.
I primissimi dati raccolti finora dai ricercatori sono confortanti, specie se confrontati con la soglia minima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa al 75 per cento come livello minimo di affidabilità dei test diagnostici per il rilevamento del batterio Clostridium e se si pensa che già oggi i cani che annusano esplosivi e alcuni tipi di malattie hanno un’affidabilità superiore al requisito minimo richiesto dal test. Gli studi di laboratorio realizzati finora in Europa, a Parigi e Hannover, hanno ottenuto rispettivamente un tasso di rilevazione esatta tra l’83 e il 100 per cento con campioni di sudore e del 94 per cento utilizzando campioni di saliva. Ad oggi i cani che annusano il Covid-19 sono già realtà negli aeroporti di Dubai e Abu Dhabi, mentre lo scorso febbraio a Cuneo è stato avviato un monitoraggio sui passeggeri dello scalo piemontese.
Senza dubbio un impiego del genere ridurrà non solo i costi ma soprattutto i tempi dei controlli: un cane addestrato può impiegare circa 10 secondi per riconoscere un caso di positività contro un tampone rapido che richiede 20-30 minuti per fornire un risultato e almeno 24 ore per un tampone molecolare.
“L’esperimento che stiamo conducendo è molto importante dal punto di vista dell’epidemiologia e della salute pubblica – ha spiegato Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e promotore del progetto – Basti pensare all’utilizzo che si potrà fare di questi cani in grandi eventi, concerti e partite di calcio evitando dispendiosi test di screening e soprattutto sui tempi di rilevazione”.
Pubblicato sul numero 3 de La Protezione Civile Italiana – aprile 2021 (anno 40°)
Sullo stesso tema leggi anche il mio articolo pubblicato sulla rivista Aboutpharma Animal Health
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