Sergio Achille guida la convention nazionale di Assodima

Sergio Achille guida la convention nazionale di Assodima

Proprio in coincidenza con quel blocco dell’Autosole che ha diviso in due il Paese, i Disaster Manager italiani si sono riuniti a Roma, il 18 dicembre, per fare il punto sul ruolo di questa figura professionale “nel sistema complesso della protezione civile italiana”. Un ruolo ancora non facile da comprendere per chi non è interno al mondo della protezione civile o per chi ha un approccio ancora troppo autoreferenziale al tema del rischio e delle emergenze sui luoghi di lavoro.

Nel parco di Aguzzano, presso il centro di formazione della protezione civile del Comune di Roma l’Associazione Nazionale dei Disaster Manager ha dato il via alla sua convention nazionale per rilanciare il ruolo degli oltre 1200 manager iscritti e dei molti altri presenti in istituzioni, aziende ed enti con un unico obiettivo: rafforzare la figura del Disaster manager chiarendo sempre più il significato del suo ruolo.

“Crediamo che il Disaster manager debba lasciarsi alle spalle quella figura di “tuttologo” che ha assunto in questi anni per specializzarsi sempre più – ha ricordato il presidente dell’Assodima Sergio Achille – ma per farlo deve centrare chiaramente il suo ruolo”. Essere Disaster manager oggi, significa dunque non solo possedere competenze ed esperienza specifiche nei settori dell’emergenza e della protezione civile, ma sapersi inserire compiutamente all’interno di realtà complesse come quella figura “capace di utilizzare i linguaggi delle diverse discipline coinvolte e parlare con gli specialisti dei vari settori per gestire al meglio le emergenze attraverso le persone”.

In questo senso, è emerso dalla convention nazionale, è sicuramente finito il tempo in cui “la protezione civile veniva gestita con il buonsenso”, e anche all’interno di strutture e aziende l’associazione crede sia arrivato il momento di portare la cultura della gestione dell’emergenza. Una battaglia che, sempre secondo Achille, “deve essere un innalzamento culturale”, in grado di portare positive ricadute su tutto il sistema di protezione civile e sulla sicurezza generale.

Tra i tanti interventi di esperti e testimoni del settore, moderati dal nostro direttore Pasargiklian, va ricordato quello di Dante Ferraris della protezione civile di Alessandria che come altri relatori, ma più di tutti ha ricordato un tratto che non può mancare nelle competenze del Disaster manager, e dal quale non si può prescindere: la conoscenza approfondita e a tuttotondo del territorio, e l’importanza di una comunicazione ben organizzata nelle fasi di emergenza. La consapevolezza e la percezione reale del rischio in un territorio diventano il patrimonio più importante nelle mani di un Disaster manager, che diventa così la sola figura in grado di “maneggiare” realmente un’emergenza, conoscendo nel concreto non solo temi e problemi, ma anche le categorie di soggetti esposti in quel territorio e il livello di rischio che corrono, fino al caso singolo. Una figura che diventa strategica ad esempio nella definizione dei piani di protezione civile, che sono spesso ancora strumenti non tenuti nella giusta considerazione e per questo non sempre di vero aiuto alla gestione delle emergenze. Un ruolo, ha spiegato infine Ferraris, che resta comunque di supporto e sostegno all’autorità locale, che resta centrale.

La convention si è poi conclusa con la consegna del premio “Sandro Spagnoli” per il miglior disaster manager dell’anno andato quest’anno a “Civilino”, mascotte della protezione civile della Regione Umbria, premiata “per aver saputo guidare i più piccoli nel mondo degli adulti, in una prospettiva di conoscenza e prevenzione dei rischi”, grazie alle numerose campagne di informazione e sensibilizzazione svolte sul territorio.

Francesco Unali

Pubblicato su “La Protezione civile italiana”, n.1 Gennaio-Febbraio 2011

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