Medicane o TLC, quando il tifone non fa (abbastanza) paura

Medicane o TLC, quando il tifone non fa (abbastanza) paura

Mentre in Indonesia due terremoti e uno tsunami hanno devastato il territorio e colpiscono milioni di persone, tra Europa e Africa l’estate è finita d’improvviso e nel mediterraneo si generano i cosiddetti Medicane o TLC (Tropical Like Cyclone), gli “uragani mediterranei” che in questa fine di settembre 2018 hanno provocato gravi danni in vaste zone costiere di Grecia e Turchia, danneggiato le coste ioniche della Sicilia e fatto tre dispersi in Grecia (senza contare gli effetti sulle coste africane di Libia, Tunisia ed Egitto).

100 episodi in 70 anni

Gli uragani mediterranei sono fenomeni recenti ma noti (poco più di 100 episodi registrati in tutto dal 1948). Si formano nell’ultima parte dell’anno in mare prevalentemente tra Spagna e Sardegna e nella zona ionica, complici le alte temperature dell’acqua del mare e i bruschi abbassamenti delle temperature. Durano fino a due-tre giorni, possono arrivare ad avere venti che toccano i 150 Km/ora ma la loro intensità è inferiore a quella dei cicloni tropicali.

Il bollettino Ispra

A livello nazionale l’Ispra ha allertato il sistema, per i giorni tra venerdì 28 settembre e lunedì primo ottobre, per l’arrivo di onde alte anche 3.7 metri sulla Sicilia orientale, 3 metri sulla Calabria Ionica e Canale D’Otranto e di 2 metri sulle coste adriatiche di Veneto, Emilia Romagna e Marche. Nessuna vittima c’è stata in Italia, ma anche l’attenzione mediatica è stata relativamente scarsa per un fenomeno climatico estremo che tocca le nostre coste ed è ormai ciclico da qualche anno tra la fine di settembre e il mese di dicembre.

La reazione dei media

Tra il sensazionalismo di alcune testate nel raccontare un fenomeno ancora poco conosciuto e l’indifferenza verso lo stato del clima nel mediterraneo e le possibili calamità naturali che possono colpire i paesi che vi si affacciano, come si sono comportati i mass media? A livello nazionale l’interesse c’è stato in fase di annuncio, soprattutto prima che il fenomeno si scatenasse. La notizia non ha però sfondato il muro dell’informazione “meteorologica”, praticamente della notizia di servizio o della “curiosità” per il fatto “eccezionale”. Nei giorni in cui il fenomeno si è prodotto, (29-30 settembre e il primo ottobre) la copertura è stata prevalentemente a livello locale, mentre l’informazione di livello internazionale (notizie dalla Grecia e dalla Turchia) sono riportate con una copertura minima.

Il ciclone ha avuto un andamento da ovest verso est, dispiegando i suoi maggiori effetti nell’area dell’Egeo, nascendo però in un’area più vicina alla nostra penisola.

Il punto

Il punto è: l’informazione non può guardare a un fenomeno globale come i Medicane esclusivamente in ottica locale; la rilevanza informativa di un fenomeno come questo, che riguarda il mediterraneo, non può essere misurata dal numero di danni riportati ad Aci Trezza o a Siracusa, o men che meno dal numero di vittime.

Poiché un fenomeno del genere riguarda il cambiamento climatico e la capacità dei territori di essere pronti a rispondere in termini di prevenzione, è chiaro che ancora non è sufficiente l’attuale livello di coinvolgimento pubblico, sebbene le istituzioni abbiano allertato il sistema e gli organi di stampa abbiano informato.

Quello che manca ancora è una consapevole partecipazione da parte delle istituzioni e dei media alleati per realizzare, nei fatti, una campagna di informazione su eventi come i Medicane che renda quello dei cambiamenti climatici un tema comune per accelerare il percorso di Comuni e cittadini verso la preparazione alle emergenze e stimolare le politiche di prevenzione e mitigazione. Per andare oltre la storia di un tifone che fa notizia (poco) ma non fa ancora (abbastanza) paura.

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0