Tra ricordi, battute e riflessioni in un clima di festa la consegna dei primi 31 certificati per disaster manager in Italia è stata un’occasione speciale che ha riunito il mondo della Protezione civile. Una serata tra amici diversa quella organizzata da Assodima, che tanto ha detto sull’impegno, la passione, la coesione e i valori che animano la comunità radunata intorno al sistema coordinato dal Dipartimento Nazionale.
Tanti di loro si sono ritrovati a Roma il 26 gennaio scorso nella sede del CISOM, il Corpo Italiano di Soccorso dell’ordine di Malta. Qui l’associazione Nazionale Disaster Manager guidata da Sergio Achille ha celebrato un momento decisivo nel suo percorso di crescita, dopo la storica pubblicazione della norma Uni 11656:2016 intitolata che ha riconosciuto il Disaster Manager come quel professionista della Protezione Civile in grado di unire all’esperienza sul campo la certificazione di un esame riconosciuto al contempo da un ente ufficiale e dalla comunità professionale.
“Oggi i disaster manager possono contare su una norma loro dedicata che indica cosa fa un disaster manager e quale deve essere la sua preparazione: abilità e capacità che possono essere acquisite da tanti professionisti diversi che vanno dagli architetti ai geometri ai geologi fino ai sociologi e ai laureati in legge – ha spiegato Sergio Achille a La Protezione civile italiana a margine della serata – Tutto ciò offre una grande possibilità per gli enti locali, che possono avvalersi di personale qualificato e certificato. E tutto questo giova anche al sistema italiano”.
La consegna degli attestati di primo, secondo e terzo livello ha visto sul palco dirigenti, amministratori, volontari, sindaci. Con loro anche i grandi protagonisti della Protezione civile nazionale e figure che hanno ne fatto la storia, da Elvezio Galanti a Fabrizio Curcio, da Luigi D’Angelo a Patrizia Cologgi che hanno ricevuto il certificato Assodima “per chiara fama”.
La serata, condotta dal direttore Franco Pasargiklian, è stata impreziosita dai saluti del padrone di casa Mauro Casinghini che ha messo a disposizione le sale del palazzo dei Cavalieri di Rodi, e del vice presidente di Assodima Riccardo Romeo Jasinski insieme al consigliere Roberto Pizzi e all’amministratore delegato di Cepas, Massimo Dutto.
Se “Ezio” Galanti ha preferito ironizzare sul tempo che scorre, Patrizia Cologgi ha ricordato come “i disaster manager sono gli anticorpi della Protezione civile”. Luigi D’Angelo, oggi responsabile per le emergenze del Dipartimento, ha consegnato i diplomi in rappresentanza di Angelo Borrelli e ha evidenziato come il nuovo codice “punta molto sul Comune e sul sindaco come un manager, con la prospettiva di costruire una struttura di Protezione civile: una sfida che il Paese si dà per rafforzare il territorio”.
La fine della serata è coincisa con il momento più emozionante, in cui gli attestati di Disaster Manager “per chiara fama” sono stati consegnati a figure del calibro di Fabrizio Curcio, Sergio Achille, Marco Agnoloni, Silvia Bernardini, Mauro Casinghini, Dante Paolo Ferraris, Paolo Masetti, Roberto Rosi Oreficini, Lorenzo Alessandrini e Bruno Corda. Lunghi e autorevolissimi curriculum, snocciolati emergenza dopo emergenza, hanno accompagnato la scoperta dei premiati. Il presidente di Assodima Sergio Achille, nel ricevere l’attestato, ha ricordato i nomi di Roberto Furlani, primo Emergency manager certificato, Sandro Spagnoli, scomparso nel 2009 vittima del terremoto e Enrico Carrara membro (con Elvezio Galanti) del primo ufficio di disaster management del Dipartimento Nazionale.
E a conclusione della cerimonia è toccato a Fabrizio Curcio, fino all’agosto scorso Capo del Dipartimento della Protezione civile, ricevere l’attestato “per chiara fama”. Lui, da anni nel cuore del Dipartimento e protagonista dei terremoti del centro Italia fino alla tragedia di Rigopiano, ha portato al pubblico il saluto del presidente Giuseppe Zamberletti e ha concluso la serata ha gettando uno sguardo profondo sul futuro del sistema: “Per guardare alla Protezione civile di domani dobbiamo avere la consapevolezza di quello che abbiamo fatto finora. Abbiamo avuto tante Protezioni civili negli anni: ora che è stato approvato questo nuovo decreto legislativo dobbiamo chiederci davvero quale Protezione civile vogliamo costruire. “.
Francesco Unali
L’articolo completo è pubblicato su “La protezione civile italiana” n.2 marzo 2018
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