I ponti del calendario 2018 di Ama: storia di una piccola comunità viva

I ponti del calendario 2018 di Ama: storia di una piccola comunità viva

Un pomeriggio di fine autunno, una pieve medievale, una comunità riunita. Il pretesto è la presentazione del calendario 2018 dedicato alla frazione di Ama, un angolo di paradiso incastonato nell’alto Casentino tra Vallombrosa e Camaldoli.

Si è raccontato di ponti antichi, per lo più medievali, delle storie che portano con sè dal passato e nel presente. Del loro valore unificante, del loro contributo al progresso ma anche della loro forte carica simbolica e della capacità che avevano e hanno di valorizzare i luoghi quando li attraversano. I ponti cambiano il punto di vista dell’osservatore occasionale ma anche quello dell’abitante locale. Modificano la fruizione del territorio, esaltano chi ne può beneficiare, condannano chi ne è escluso.

Dal ponte di Buriano sull’Arno all’arcata crollata di Caspriano il calendario 2018 di Francesco Pasetto dedicato ai ponti romanici del Casentino è un racconto di storie, persone e paesaggi affascinante come è l’autore. Ancora più affascinante è però aver potuto testimoniare insieme a lui, arrivato allo scocco degli 85 anni, come un uomo di sensibilità e cultura quale egli è (sacerdote, professore, filosofo e storico del territorio)  sia da più di trent’anni in grado di animare una comunità a metà tra la collina e la montagna che dopo gli anni dell’abbandono e quelli della resistenza sta continuando a cambiare pelle, rischiando di diventare l’ennesima periferia di lusso di Firenze e Arezzo.

Un interessante tema di riflessione per chi ha a cuore il destino delle aree “minori” dell’Italia e vede nello sviluppo culturale e turistico una delle leve della nostra economia. Perchè non bastano i grandi attrattori culturali come i santuari o i tanti castelli di cui il Casentino è ricco. Come per la tutela del paesaggio serve la presenza e la cura delle persone, anche per continuare a popolare i luoghi e far incontrare le generazioni servono personalità forti, discrete, concrete come Francesco. Il fattore umano, e culturale, resterà sempre un elemento insostituibile, vero “sale” della vitalità di un territorio!

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