Oltre il 70 per cento del territorio esposto a livellli elevati di vulnerabilità. Attenzione anche ai processi di desertificazione, a partire dalla Sicilia. Presentato il documento dal presidente Ispra De Bernardinis e dal direttore generale La Porta.
Ispra, presentato l’annuario dei dati ambientali 2010. Se la persona e la sua sicurezza sono il “core business” di chi fa protezione civile, il territorio è il suo scenario di riferimento, dove fattori naturali e antropici si combinano e danno origine ai fenomeni che generano le emergenze. Grazie a un patrimonio di oltre 250 diversi indicatori l’annuario dei dati ambientali 2010 presentato dall’Istituto superiore per la protezione e la tutela ambientale (Ispra) il 25 maggio scorso a Roma entra dunque di diritto nel bagaglio delle informazioni necessarie all’operatore di protezione civile.
Il presidente De Bernardinis
Lo ha sottolineato in primo luogo il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardinis: “L’annuario col suo complesso di dati ci permette di leggere non solo lo stato dell’ambiente ma anche l’impatto degli interventi di tutela e dei processi di sviluppo territoriale, energetico e produttivo. Un supporto alla pianificazione e alla valutazione”. Non soltanto quindi una visione d’insieme di medio-lungo periodo fornita da dati strutturati sui cambiamenti climatici e sulle tendenze ambientali, o indicatori di fenomeni (come l’innalzamento delle temperature, ad esempio) che mostrano i loro effetti soprattutto in scenari “estremi” (e che nella loro evoluzione sono alla base delle emergenze come nel caso delle valanghe), ma anche istantanee di un ambiente in continuo movimento che condizionano quotidianamente la vita degli uomini e che possono sorprenderci se, come operatori di protezione civile, non siamo ben informati.
Terremoti e frane in primo piano
Ecco allora che saltano agli occhi, nel corposo volume di 520 pagine delle “Tematiche in primo piano” argomenti fondamentali per il mondo della protezione civile come quello dei terremoti, che in Italia rappresentano la prima causa di vittime e danni: tra ottobre 2009 e settembre 2010 sono stati registrati ben 1.903 scosse di magnitudo superiore a 2, distribuite principalmente lungo l’arco appenninico e in particolare nelle zone siciliane, calabresi e abruzzesi. Al secondo posto per conseguenze su persone e beni c’è il rischio frana che dal novembre 2009 all’ottobre 2010 ha fatto registrare 63 fenomeni diversi e vede un panorama nazionale che tocca quasi tutte le regioni distribuendosi in circa 485.000 frane registrate su una superficie di 20.700 chilometri quadrati pari al 6,9% del territorio nazionale. Una situazione che a livello comunale, su circa 8.100 comuni italiani ne individua 4.672 nelle due categorie di maggiore rischio su quattro totali (livello di attenzione “molto elevato” ed “elevato”).
Desertificazione ed erosione in crescita
Ma non basta. Dal lato dei fenomeni “naturali” il rapporto 2010 registra l’andamento delle dinamiche di erosione e desertificazione che vedono la Sicilia, al primo posto in Italia con il 70% del territorio esposto a una medio-alta vulnerabilità, come la regione più a rischio seguita da Molise (58%), Puglia (57%) e Basilicata (55%). Sul fronte del rischio industriale l’Ispra ha tracciato poi anche quest’anno la mappa nazionale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, dove sono in testa per numero di impianti le regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, oltre che alcune zone di Sicilia Puglia e Sardegna e le maggiori aree urbane del Paese.
Da ultimo, ma non meno significativo il report dei dati che Ispra fornisce sulle radiazioni ionizzanti e sulla loro diffusione, con uno sguardo non solo ai grandi temi come il “dopo-Fukushima”, ma rivolto anche verso fenomeni frequenti nella quotidianità come la presenza di isotopi radioattivi nell’aria registrati dalla rete della Arpa, le agenzie regionali per l’ambiente, o come il fenomeno delle emissioni di Radon (seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta), molto presente in alcune regioni d’Italia, come il Lazio.
Il direttore generale Laporta
Il direttore generale Stefano Laporta, presentando in sintesi il rapporto, ha sottolineato l’importanza di un lavoro che “Solo in Ispra ha coinvolto 280 persone tra tecnici e personale a vario livello per la sua realizzazione, oltre al contributo delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente” e ha ricordato come “questo rapporto non può essere uno strumento riservato agli addetti ai lavori”. In questo senso il volume, scaricabile dal sito www.isprambiente.it si pone da un lato come un importante strumento scientifico di approccio a fondamentali tematiche ambientali, dall’altro come fonte di preziosi dati messi a disposizione di tutti da cui partire o proseguire la conoscenza del territorio per migliorare nella dimensione operativa.
Pubblicato su “La Protezione civile italiana” n.5 del giugno 2011
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