Anche quest’anno a Roma: un’occasione per riunire, per un giorno e da tutta Italia, esperti di sicurezza aziendale, emergenze, comunicazione e diritto
Per condividere le esperienze di imprenditori piccoli e grandi dai colossi dell’energia come il direttore Healt Security Environment di Eni Giuseppe Ricci fino a manager all’avanguardia come Marco Barberini di Italdron.
Presso l’hotel Villa Eur tutto questo è stato l’appuntamento voluto per il settimo anno dal’azienda riminese “Petroltecnica”, specializzata nella bonifica ambientale, nel decommissioning e nel pronto intervento ambientale. “Vogliamo diffondere il più possibile la cultura della sicurezza per portare le aziende a fare un salto in avanti” ha spiegato in apertura l’amministratore delegato e presidente di Petroltecnica Luciano Dell’Omo sottolineando l’importanza di lavorare in sicurezza nelle emergenze ambientali. Un appuntamento nato per “condividere un insieme di valori in cui crediamo, e per lavorare insieme”.
AZIENDE OPERATIVE ANCHE NELL’EMERGENZA
Affrontare le emergenze senza perdere di vista la continuità dell’azienda, la sicurezza dei lavoratori e la salute pubblica: nelle grandi come nelle piccole emergenze, ha spiegato nel suo intervento Gianlorenzo Minarini di Petroltecnica, l’approccio alla gestione dell’emergenza è quello a un “problema comune”. Di chi interviene per il recupero e dell’azienda coinvolta, della popolazione locale e degli enti pubblici competenti sul territorio. Le tante norme ambientali esistenti, in continua evoluzione nello scenario italiano ed europeo, possono disorientare i piccoli imprenditori chiamati a un costante adeguamento alla gestione delle problematiche e alla adesione alla cultura del rischio e dell’emergenza; le istituzioni dal canto loro sono chiamate a costruire un rapporto fruttuoso e di collaborazione con le imprese, e non solo di controllo; infine il rapporto con la popolazione e i mass media, da accrescere per dare il migliore esito (anche di comunicazione e immagine) agli interventi di messa in sicurezza e recupero dell’emergenza.
Da queste premesse è partita una giornata di lavori che ha visto ingegneri, tecnici, esperti di prevenzione e di diritto presentare esperienze e raccontare le ultime novità nel campo della sicurezza ambientale. La nuove mappe per la vulnerabilità ambientale su piattaforma Gis sono, ad esempio, uno strumento fondamentale per la pianificazione degli interventi sul territorio così come l’utilizzo dei droni (esplosi in quest’ultimo anno e ancora in parte da regolamentare) che porterà al monitoraggio e alla rilevazione dall’alto delle sostanze inquinanti sul terreno tramite sensori ad hoc posti sui piccoli aerei volanti.
PREVISIONE E RESILIENZA
Nella giornata romana c’è stato spazio anche per i temi della prevenzione e resilienza in aziende nelle quali “calamità”, “incidente” o “danno” sono soprattutto sinonimi di “interruzione del business”: poichè i danni causati dall’interruzione delle attività, ha spiegato Marco Santinato di Per Consulting, sono quasi sempre maggiori dei danni direti, si pone la necessità di un “Business continuity management”. Un approccio che riunisce le azioni non di routine in grado di garantire, anche in caso di crisi, la più breve interruzione di attività e quindi una sostanziale continuità del lavoro della azienda. Temi strategici per le imprese sempre più conscie di non poter avere “tempi morti” a fare da cuscinetto alle crisi: aziende che operano spesso su mercati globali, e quindi a rischio di essere sostituite da nuovi fornitori (come piccole e medie realtà di eccellenza sparse sul territorio italiano) devono acquisire nuovi strumenti di risposta alle emergenze. Tra questi ricorrente è stato il richiamo a una buona comunicazione dei rischi prima e delle emergenze in fase di crisi.
SFRUTTARE LA COMUNICAZIONE
Secondo Marco Fratoddi, giornalista ambientale e segretario generale della Federazione Italiana Media Ambientali è bene “usare in azienda, anche nella comunicazione, un approccio resiliente” e coinvolgere sia nelle aziende sia nella pubblica amministrazione “chi si occupa dei processi mediali”. L’occasione di questi anni è quella di sfruttare, anche attraverso le possibilità offerte dal web 2.0 e dai social network quella “possibilità di conversazione” in un dialogo che rende la comunicazione più complessa ma anche più resiliente, capace cioè di permettere a chi ascolta e interagisce comportamenti adeguati al mutare delle condizioni. Il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti, oltre a ricordare le grandi potenzialità nascenti dalla collaborazione tra volontariato e imprese per il recupero ambientale, ha denunciato il “fortissimo ritardo” delle bonifiche in Italia: “Se uniamo tutti i dati in nostro possesso possiamo affermare che in Italia con 100.000 ettari dichiarati contaminati oggi abbiamo progetti di bonifica solo su 3 siti e ad oggi ancora nessuno di questi è stato ancora bonificato”.
FOCUS SULLA LEGGE ECOREATI
Attualissimo quindi il focus sulla nuovissima legge sugli ecoreati all’interno di un panel con in sala due avvocati specializzati: nella nuova normativa luci e ombre dopo l’entusiasmo per l’introduzione di reati come quello di “inquinamento” finora non previsti dal nostro inquinamento. Gli industriali si dicono sostanzialmente “scalvalcati” dal testo approvato dal parlamento: i loro legali hanno mostrato perplessità rispetto ad alcune definizioni contenute nella legge come il “tentato inquinamento” o i profili cosiddetti “colposi” che rischiano di attribuire all’imprenditore addebiti di tipo penale (al di là del semplice obbligo di bonifica in caso di inquinamento), e considerano il provvedimento in vigore “un’iniziativa volta principalmente a contrastare il crimine organizzato ambientale” che ha fatto tanto parlare di sè in risposta ai fatti, ad esempio, della Terra dei fuochi, senza però considerare abbastanza “l’impatto sul mercato sano delle imprese ambientali”.
Francesco Unali
(pubblicato su “La protezione civile italiana n. 7 del luglio 2015)
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