Nel 2016 la campagna “Io non rischio” si estende a maremoti e alluvioni

Nel 2016 la campagna “Io non rischio” si estende a maremoti e alluvioni

Ridurre il rischio naturale: torna la campagna della Protezione civile nazionale per combattere il fatalismo, aumentare la consapevolezza, diventare protagonisti della prevenzione.

Valori che anche quest’anno sono stati ribaditi a gran voce nella sesta edizione voluta dal Dipartimento nazionale e realizzata in collaborazione con Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Reluis-Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica. Una iniziativa che nella due giorni del 15 e 16 ottobre scorso ha coinvolto i nostri concittadini incontrandoli in 650 piazze di tutta Italia grazie all’iniziativa delle 593 associazioni locali di volontariato e gruppi comunali che hanno allestito gli stand, distribuito i materiali divulgativi e soprattutto parlato con le persone. Ben 7000 volontari in tutto, formati nelle sezioni locali di 27 organizzazioni nazionali di volontariato sotto il coordinamento del Dipartimento nazionale.

VOLONTARI IN PIAZZA DOPO IL SISMA

In questa sesta edizione sono due gli elementi che risaltano: di forte impatto è la vicinanza alla data del sisma che ha colpito Lazio, Marche e Umbria oltre al fatto che, alla consueta informazione sui terremoti, si è affiancata quella relativa ad alluvioni e maremoto. Mentre i volontari sono scesi nelle piazze a parlare con i loro concittadini, “l’intero servizio nazionale della Protezione civile è impegnato nella gestione dell’emergenza – ha sottolineato il capo dipartimento Fabrizio Curcio nel corso della conferenza stampa di presentazione, alla quale erano presenti anche la responsabile della struttura terremoto dell’Ingv, Daniela Pantosti e Angelo Masi del direttivo della Reluis.

LE PAROLE DI FABRIZIO CURCIO

“Le terribili immagini delle aree colpite  – ha proseguito il Capo dipartimento – rendono ancora più evidente l’importanza di sensibilizzare i cittadini alla consapevolezza dei rischi e alla conoscenza delle buone pratiche di prevenzione”. In Italia infatti l’88 per cento dei comuni è considerato a rischio frana-alluvioni e insiste sul 16 per cento del territorio pari a circa 7 milioni di abitanti, ha spiegato Alessandro Trigila responsabile dell’Inventario nazionale delle frane (Iffi) dell’Ispra, mentre il rischio terremoto coinvolge il 36 per cento dei comuni sul 44 per cento del territorio per circa 24 milioni di cittadini italiani coinvolti.

Nel corso della due giorni i volontari presenti nelle piazze hanno avvicinato i cittadini e resi più semplici i concetti di rischio e autoprotezione. Nei materiali divulgativi, realizzati da Ingv, Anpas e Reluis per la campagna e distribuiti ai passanti, le istruzioni fondamentali per proteggersi dai principali rischi: cosa bisogna sapere del luogo in cui si vive e come prepararsi in tempo di pace, lontano dalle emergenze; cosa fare durante un terremoto, un maremoto o in caso di alluvione e come comportarsi subito dopo un evento calamitoso.

UNA TEMPESTA DI TWEET PER IL LANCIO

La campagna è partita ufficialmente giovedì tredici ottobre con il “Tweetstorm”, la tempesta di cinguettii sul social network che ha invaso il web con gli hashtag #iononrischio e #cuorealcentro. Ma il compito più importante è senz’altro quello che hanno svolto  i 7000 volontari presenti, e proprio sul loro ruolo si è voluto concentrare il Capo diparimento Fabrizio Curcio nel suo intervento di presentazione della campagna: “Il volontariato è un punto di riferimento non solo operativo ma sempre di più va portato verso le attività di prevenzione e a contatto con il cittadino in modo che le informazioni e i buoni comportamenti trasmessi dalle istituzioni pubbliche non siano “subiti” ma arrivino dal volontario che è un cittadino esperto, formato sul tema, con una mentalità “operativa” rivolta alla prevenzione”.

L’INTERVENTO DI PREGLIASCO (ANPAS)

Per Fabrizio Pregliasco, presidente dell’Anpas “è bella la contaminazione con le istituzioni scientifiche e con le realtà professionali per far crescere la resilienza perchè arrivi dal basso la consapevolezza che ci sono rischi variegati e che ad essi debbano corrispondere, dal basso, comportamenti corretti. L’occasione di queste giornate è proprio quello di ricordare a tutti che ci sono principi generali che a volte riteniamo scontati o addiruttura dimenticati. Questo serve per alzare ancora di più l’interesse dei comuni per ricordare strumenti come i piani di Protezione civile che non devono essere meri adempimenti burocratici”. Pregliasco ha però sottolineato anche un aspetto che potrebbe penalizzare in futuro il volontariato di Protezione civile: “La recente riforma del terzo settore non riconosce un sostegno al Dipartimento della protezione civile affinchè venga riconosciuta una specificità delle realtà di Protezione civile come il volontariato storico”. Il volontariato chiede quindi un approfondimento di questi aspetti per valorizzare componenti importanti della Protezione civile “che rappresentano – ha concluso Pregliasco – una opportunità specifica, una realtà sempre più competente, non professionale ma sempre desiderosa di stare vicino ai nostri concittadini nelle emergenze purtroppo continue”.

Francesco Unali

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