Protezione civile, nel Lazio dopo 30 anni una nuova legge “resiliente”

Protezione civile, nel Lazio dopo 30 anni una nuova legge “resiliente”

Nel Lazio in arrivo l’Agenzia, la Consulta del volontariato e nuovi progetti sul fronte della formazione. Intervista al responsabile della Protezione civile Carlo Rosa

Pur con alcuni aggiornamenti negli ultimi 15 anni, la legge regionale di protezione civile non veniva riformata dal 1985. Per questo lo scorso 26 febbraio, al termine di un Iter durato alcuni mesi, l’approvazione della legge numero 2 è stata salutata con grande soddisfazione dal presidente Nicola Zingaretti, dai consiglieri firmatari e dell’attuale responsabile regionale della protezione civile, Carlo Rosa. Lo abbiamo incontrato nella storica sede di via Cristoforo Colombo a pochi giorni dall’approvazione della nuova legge che istituisce per la prima volta nel Lazio l’Agenzia regionale di Protezione civile, la consulta del volontariato di settore e punta fortemente sulla prevenzione e la diffusione della cultura di protezione civile.

Con una legge precedente alla 225 del 1992, perchè ci sono voluti 30 anni per arrivare a una nuova normativa?

E’ stato certamente un percorso lungo quello appena concluso ma ci tengo a ricordare che la legge del 1985 ha retto bene il tempo: fu approvata nel pieno della discussione nazionale che avrebbe poi portato all’approvazione della legge 225 e quindi fu un po’ anche un testo “precursore” a quell’epoca. L’altro motivo è che il processo di revisione di quella legge era stato avviato almeno nelle ultime tre legislature, ma per diversi motivi non si era arrivati all’approvazione della nuova legge. Stavolta si è presa l’iniziativa dai primi giorni della legislatura: con forza e determinazione, come ha voluto il presidente Zingaretti siamo arrivati al risultato in tempi brevi pur avendo svolto più di dieci audizioni in commissione al Consiglio regionale ascoltando dal mondo del volontariato fino a tutti gli attori coinvolti nel sistema di protezione civile.

Quali i punti di forza della nuova legge?

Ci sono alcune parole fondamentali che caratterizzano questo testo. La prima è “resilienza”: abbiamo un’immagine del sistema di protezione civile che parte dal basso, che si fonda sulle capacità delle comunità locali di essere in grado di organizzare una prima risposta a qualsiasi evento e poi essere supportate da tutte le altre strutture.

L’altra, strettamente collegata, è quella della “sussidiarietà”, cioè della “generosa collaborazione” tra le istituzioni. Noi sappiamo che nel Lazio abbiamo tanti piccoli comuni che da soli non ce la potrebbero fare a contrastare un’emergenza. Ecco, noi con questa legge vogliamo spingerli a mettersi insieme: la Regione sarà vicina a loro per aiutarli a costruire il “proprio” sistema di protezione civile.

E sul piano pratico?

La novità fondamentale è la scelta di avere come strumento operativo una Agenzia, secondo noi la modalità più funzionale per far lavorare efficacemente la protezione civile del Lazio. L’Agenzia avrà una struttura snella in cui l’unico organo sarà il direttore. Al contempo però all’Agenzia è data autonomia gestionale e finanziaria. Non fondi illimitati ma la possibiltà di operare all’interno di quanto disponibile stabilendo le priorità di impiego per il migliore utilizzo in ciascuna specifica fase dell’anno. Le altre scelte sono state fatte tutte in rapporto con le strutture del sistema di Protezione civile, in primo luogo con quelle dello Stato. In questo senso sebbene l’Agenzia sia ancora in fase di creazione, abbiamo già avviato un gruppo di lavoro con le cinque Prefetture del Lazio per costruire un programma di gestione dell’emergenza ed evitare che di fronte a un evento si creino incertezze su “chi deve fare cosa”. Un’altra questione per noi fondamentale è l’apporto del volontariato. Abbiamo riservato particolare cura ai rapporti tra Regione e associazioni: noi sosterremo le realtà del volontariato sulla base di criteri di assoluta trasparenza, cosa che in passato non sempre si è saputo assicurare.

Ci sono due novità importanti per il volontariato: l’elenco territoriale e la consulta.

E’ vero. Con il vecchio registro unico regionale del volontariato il Lazio aveva circa 750 associazioni che dicevano di essere “di protezione civile” o di volerne svolgerne i compiti a vario titolo. Dal giugno scorso, adeguandoci alla direttiva nazionale del 2012, siamo passati con l’elenco regionale da 750 a circa 400 associazioni iscritte. Non le abbiamo tagliate noi, sia chiaro, è l’elenco stesso che ha generato una “selezione” delle strutture che possono e vogliono effettivamente fare protezione civile. Ciò evita anche la dispersione dei finanziamenti. A partire da questo risultato nascerà anche la Consulta del volontariato di protezione civile prevista dalla legge, un organo fondamentale per dare vita a nuove iniziative di cui le associazioni di volontariato saranno protagoniste. Ad oggi le regole per le associazioni sono complete e prevedono, tra l’altro, che i contributi saranno concessi alle associazioni solo tramite precisi criteri e con bandi pubblici: il regolamento previsto nella legge darà alle norme esistenti una maggiore legittimazione democratica passando anche per l’approvazione del Consiglio regionale.

Entriamo nella nuova Agenzia: quella del Lazio è la terza in Italia dopo le esperienze di Emilia Romagna e Molise. Che caratteristiche avrà?

Abbiamo guardato con molto interesse all’Emilia Romagna, costruendo però un percorso nostro. Penso ad esempio al fatto che quella del Lazio è un’agenzia del tutto internalizzata alla Regione, alle dirette dipendenze del presidente, il quale non ha dato la delega a nessun assessore. Questo per tentare di assicurare il massimo di efficienza e semplicità, limitando al massimo ogni passaggio burocratico in più che può far perdere tempo. L’Agenzia di Protezione civile avrà solo personale regionale, con una sua pianta organica definita. A breve sarà pubblicato il bando per l’incarico del nuovo direttore dell’Agenzia. La struttura avrà inoltre autonomia funzionale e finanziaria: il direttore può (nell’ambito delle risorse che all’inizio dell’anno la giunta gli affida) operare liberamente in base alle necessità, rendendo conto a fine anno al presidente della Regione.

Quali altri cambiamenti arriveranno con l’Agenzia?

L’Agenzia sarà referente diretto di associazioni e comuni per tutti i temi del settore Protezione civile, in grado di dare risposte in tempo reale, cioè in ore e giorni. Entro 60 giorni dall’approvazione della legge il regolamento avrà l’obiettivo dell’applicazione concreta della legge. Nel giro di un anno inoltre la sede della Agenzia e soprattutto della Sala operativa cambieranno, nel quadro di una riorganizzazione e razionalizzazione delle sedi in corso a livello regionale.

La sala operativa regionale si sposterà?

La sala operativa regionale sarà sempre più importante, non solo per la lotta agli incendi boschivi, sarà lo snodo fondamentale di tutte le emergenze. Nel cuore della crisi idrogeologica di fine gennaio nel Lazio, che oltre a Roma ha visto altre tre importanti situazioni di crisi nel territorio regionale, la sala operativa regionale è stata il centro di tutto il coordinamento dei soccorsi, con la presenza di tutte le componenti di Protezione civile in stretto rapporto con le Prefetture e i comuni. Con l’arrivo dell’Agenzia la sala operativa regionale sarà la struttura destinata a crescere di più, sia a livello operativo che tecnologico.

Torniamo alla nuova legge: oltre alle consuete fasi previste dal metodo augustus nel testo si parla di “preparazione dell’emergenza”: un elemento inedito?

L’introduzione della “preparazione dell’emergenza” è un arricchimento del ciclo dell’emergenza, in continua evoluzione. Ad esempio oggi a Roma siamo nel post-emergenza della crisi idrica di fine gennaio, e si ricomincia a capire come ci si può preparare meglio al ritorno di un nuovo allarme. Abbiamo voluto inserire nella legge un elemento insieme teorico e pratico per sottolineare la visione di “ciclo continuo dell’emergenza” e cercare di migliorare sempre rispetto alla volta precedente. Per noi, a livello centrale, si tratta ad esempio di affinare il metodo di comunicazione delle previsioni o le la corrispondenza delle azioni che devono svolgere i comuni su cosa fare. Per le associazioni, la consapevolezza di non poter mai stare con le mani in mano. In sostanza un cambio di  atteggiamento forte, che deve essere critico e di revisione continua di tutte le fasi del ciclo dell’emergenza.

Altro punto interessante, ripreso dalla normativa nazionale è nel passaggio in cui la legge prescrive che “i piani e i programmi territoriali siano coordinati con i piani di protezione civile”. Un elemento critico nella realtà di tutti i giorni, con il 50% dei comuni del Lazio ancora privi del piano di emergenza.

Sì, e infatti noi abbiamo riportato questo concetto in maniera molto forte nella legge, affinché la pianificazione urbanistica nei comuni finalmente non possa non tener conto di certe indicazioni. La Regione sta approvando la delibera con le nuove linee guida per l’approvazione dei piani comunali, un aggiornamento necessario dopo 15 anni. In questa crisi ultima a Roma e nel Lazio ho visto situazioni di rischi idrogeologici altissimi nonostante i quali erano stati costruiti complessi di villette, anche in tempi recentissimi. Questa disposizione deve diventare più cogente se vogliamo fare prevenzione vera.

Nella legge si parla chiaramente di diffondere la cultura di protezione civile. Un obiettivo da raggiungere non solo con i volontari ma anche con i giovani. Cosa farà la protezione civile del Lazio?

Noi pensiamo che questa peculiarità della protezione civile italiana di avere un volontariato “multicolore” sia una cosa molto bella, assai diversa dal volontariato istituzionalizzato presente in genere nel resto d’Europa, ma crediamo che per valorizzare queste tante energie ai volontari servano anche strumenti “culturali” per essere davvero utili. Pensiamo poi anche ai cittadini, in particolare ai più giovani, perchè la resilienza significa essere preparati innanzitutto ad aiutare se stessi e se possibile anche a dare una mano agli altri. C’è dunque un piano di corsi di formazione che la Regione offre ai volontari nei vari settori. Vogliamo andare oltre l’esistente e dare vita in futuro ad attività nelle scuole scommettendo su un settore ancora tutto da sviluppare.

Per concludere, la legge si occupa dell’informazione in emergenza. come affrontare questo tema troppo spesso trascurato?

L’informazione è un aspetto sul quale bisogna ancora lavorare molto. Per migliorare la situazione attuale il primo strumento che abbiamo voluto rinnovare è il sito internet della protezione civile regionale, che verrà rilasciato online a breve e sul quale non solo i soggetti istituzionali ma anche i cittadini potranno informarsi facilmente. Oggi si usano ancora termini tecnici per definire i livelli di criticità: noi stiamo per adottare un sistema a colori, simile al triage del pronto soccorso, per dare a tutti gli utenti una lettura immediata del livello di rischio della loro zona.

Per il resto sul tema della comunicazione durante la crisi bisogna operare chiedendo la collaborazione massima agli organi di stampa, insieme a una autodiscipilina dei vari soggetti istituzionali, per evitare che “tutti parlino di tutto”. Nella legge abbiamo uno strumento che è il Centro funzionale regionale che ha il compito di fare le previsioni, ed è quello che deve parlare. Sulle emergenze ormai in corso, c’è poi la figura del sindaco. Ma da questo punto di vista generale è necessario che ciascuno dei soggetti istituzionali gestisca la comunicazione pubblica a seconda delle esatte competenze, in collaborazione con gli organi di stampa. Per il futuro immaginiamo momenti di incontro e formazione con i giornalisti del settore sulla comunicazione in emergenza sulla scia di esperienze come, ad esempio, quella di Londra.

Francesco Unali

(pubblicato su “La protezione civile italiana” n. 3,  aprile 2014)

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